Il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali ha recentemente ampliato la definizione del “Disturbo da uso di Cannabis”, annoverando per la prima volta tra i diversi criteri diagnostici la tolleranza, l’astinenza e il craving (desiderio incontrollabile di una sostanza).
Esso può quindi considerarsi come un comportamento problematico che conduce a disagio e che viene mantenuto …nonostante la presenza di persistenti problematiche sociali od interpersonali, o che a sua volta …causa un fallimento nell’adempimento dei principali obblighi di ruolo sul lavoro, a scuola, a casa”.

Molti altri sono però i segnali che concorrono alla valutazione del disturbo e dei suoi diversi livelli di gravità come, ad esempio, l’abbandono o la riduzione delle attività sociali, lavorative, ricreative.
Vengono inoltre considerati i diversi tempi di remissione dei sintomi riscontrati, specificando se la persona vive, o meno, in un “ambiente controllato”.

Chi utilizza regolarmente Cannabis può pertanto sviluppare quanto riferibile più generalmente ad un disturbo da uso di sostanze.

Adolescenti, Famiglie e Cannabis

Partendo da quanto appena affermato, e consapevoli che nella terminologia clinica per “ambiente controllato” si intendono realtà come le carceri, le comunità terapeutiche e i reparti ospedalieri chiusi, vogliamo proporre una riflessione sul tema adolescenti e uso di Cannabis, anche considerando quanto spesso nel “sistema famiglia” i genitori, per vari motivi, faticano ad esercitare una funzione di “controllo” (qualora richiesto).

Da tempo, con la nostra équipe, ci occupiamo di ragazzi consumatori di cannabis. L’esperienza ci ha portato a ritenere che modelli genitoriali ed educativi coerenti e autorevoli rappresentano un ottimo punto di riferimento per comprendere quanto gli adolescenti  possano davvero “attraversare e risolvere” situazioni di “crisi”, senza sviluppare disturbi da uso di sostanze od altro.

L’adolescenza è infatti una fase esistenziale delicata: si ricercano autonomia e indipendenza, si sperimenta, si struttura l’identità.
Ragazzi e ragazze potrebbero anche utilizzare sostanze, spesso con coetanei e amici, ad esempio per mettersi alla prova e sperimentare, non arrivando a strutturare tratti patologici.
Vogliamo rimarcare però che anche piccole quantità di sostanze potrebbero risultare parecchio nocive, sino a provocare conseguenze in ambito sociale, legale e sanitario, e ancor più se i consumatori attraversano specifiche in fasi evolutive, come in adolescenza appunto.

Tutte le sostanze hanno effetti difficili da prevedere, poiché dipendono dalla sensibilità soggettiva oltre che dalla fase dello sviluppo, e possono influire nell’insorgenza o nella causa di psicopatologie.
Durante l’adolescenza, inoltre, il consumo di sostanze può essere una strategia di “coping maladattiva”, ovvero con lo scopo di modificare uno stato emotivo negativo per evitare esperienze non desiderate.

Come accade per altre sostanze, quindi, l’uso di Cannabis potrebbe associarsi ad una difficoltà nell’affrontare le proprie emozioni e diventare il mezzo per alleviare disagi causati da richieste ambientali/responsabilità (ansia), dai primi fallimenti (tristezza) o da esperienze di inattività (noia).

Come intervenire

La dipendenza è un fenomeno complesso, da analizzare in un dato e specifico contesto: riguarda infatti l’instaurarsi di una relazione esclusiva tra una persona e una sostanza. Un intervento tempestivo e multidisciplinare è fondamentale, per capire il tipo di consumo fatto dall’adolescente e il livello di sviluppo psicologico e affettivo da lui raggiunto.

Per esperienza clinica riteniamo necessario coinvolgere la famiglia in diversi momenti e fasi, sia per comprendere quanto sta accadendo al figlio sia per sostenerne le difficoltà e la crescita.

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