Da tempo l’équipe di Montevideo 19 si occupa anche di Hikikomori o il ritiro sociale, una problematica che riguarda soprattutto i giovani e comporta, in estrema sintesi, 
una sofferta auto-reclusione per mesi, talvolta anni.

Nell’ultimo periodo le richieste di aiuto stanno aumentando, e con esse le nostre strategie d’intervento: risposte articolate a un fenomeno complesso.

Di Hikikomori se ne parlava ben prima della pandemia da Covid, ma le restrizioni utilizzate per contrastare la diffusione del virus e la crescente diffidenza/sfiducia verso l’esterno si sono in qualche modo costituite come “aggravanti”.
Per mesi, infatti, bambini, giovani e adulti hanno vissuto chiusi in casa, trascorrendo ore al computer per seguire lezioni da remoto o per lavorare.
Per milioni di persone si è trattata di una parentesi. Per migliaia di altre, soprattutto giovani, 3.000 adolescenti solo a Milano (Corriere Milano 21 Dicembre 2021, articolo di Elisabetta Andreis) è stato invece uno scivolo verso l’Hikikomori o il ritiro sociale.

Questo disturbo, che in Giappone è diffuso a livello quasi epidemico ed in Europa, in Italia, è in continuo aumento, richiede molta attenzione, discernimento e tempestività di azione. Dato che a soffrire di Hikikomori, o di ritiro sociale, sono soprattutto adolescenti, ragazzi e ragazze in età di profondi cambiamenti, è necessario saperne riconoscere i segnali, senza confonderli con manifestazioni più “classiche” dell’adolescenza.
Ecco perché a livello diagnostico e terapeutico è necessario l’intervento di professionisti.

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