Il ritiro sociale negli adolescenti
Il ritiro sociale rappresenta, ad oggi, una manifestazione di sofferenza sempre più diffusa tra gli adolescenti, ed ancor più in questo periodo pandemico che costringe molti di noi ad un forzato auto-isolamento ed alimenta la diffidenza/sfiducia verso l’esterno.
La problematica del ritiro sociale può riferirsi ad un fenomeno assai complesso che, a livello territoriale, ha inizialmente visto coinvolti i giovani in Giappone (dove il fenomeno degli Hikikomori ha assunto dimensioni quasi epidemiologiche), ma che rappresenta oramai, anche in Europa ed in Italia, uno degli esiti più drammatici della crisi evolutiva adolescenziale.
L’adolescente, che si trova a cimentarsi con il personale percorso di individuazione/svincolo nelle trasformazioni del corpo e nel confronto con i coetanei, può infatti avvertire il passaggio evolutivo del diventare adulto e del separarsi come un compito insormontabile, e vivere in modo angosciante l’incontro con il mondo. In tale situazione l’adolescente può rivolgere la sua ricerca verso “esperienze di chiusura”, atteggiamenti che frequentemente iniziano con il ritiro da scuola, dalle relazioni sociali, sino ad arrivare, nelle situazioni più gravi, ad una vera e propria auto-reclusione.
In molti casi, inoltre, anche l’utilizzo massiccio dei vari device (che possono sfociare in forme di dipendenza da videogiochi, o nella “sostituzione” dei contatti sociali attraverso l’uso di internet), può altresì contribuire a creare nell’adolescente una illusione di onnipotenza, condizione che può condurlo a negare i vitali bisogni di contatto con il mondo esterno. Tale “blocco” della comunicazione può divenire estremamente preoccupante, poiché rende quasi impossibile avvicinare e comprendere di che natura sono i pensieri che l’adolescente tiene “sigillati” nella propria mente.
Il rifugio nelle fantasticherie idealizzate può considerarsi, in taluni casi, fisiologico, transitorio e generativo di capacità creative nell’adolescente. In altre situazioni, con particolare riferimento ad alcune vulnerabilità identitarie fino a specifiche comorbilità (psicosi, depressione, dipendenza, stress post traumatico, ansia, ecc.), può invece rappresentare un segnale di allarme che va intercettato tempestivamente.
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