L’équipe di Aise e di Montevideo 19 continua a lanciare l’allarme dodicenni, questa volta dalle pagine di Gente, invitando adulti e genitori ad aprire gli occhi sui pericoli che gli adolescenti stanno correndo.

L’osservatorio dei professionisti di Aise, molti dei quali impegnati anche nel Centro Terapeutico per adolescenti e adulti Montevideo 19, è uno sguardo lungo 40 anni su tutte le persone più e meno giovani che hanno aiutato a liberarsi da una o da varie dipendenze.

L’uso e abuso di droghe era un problema già 40 anni fa, quando erano state fondate diverse comunità in Italia, fra cui quella di Aise, ma oggi tutto è cambiato. In peggio.

Adesso a 12 anni ragazzini e ragazzine sono già dipendenti da sostanze.
Molti fumano la cannabis sin dal mattino, prima di entrare in classe.
A Milano si vendono mini dosi di cocaina a soli 5 euro, per invogliare gli studenti a provarla e a diventarne consumatori.
La tentazione, però, non è solo fuori di casa. Anzi. L’armadietto dei medicinali acquistati con regolare ricetta dai genitori dà ai giovanissimi l’occasione per prepararsi mix di farmaci.

+ 9% di casi psichiatrici fra gli adolescenti.

Negli ultimi anni c’è stato un aumento del 9% di casi psichiatrici fra i giovanissimi consumatori di sostanze. Perché?
Il corpo e la personalità di ragazzi e ragazze di 12, 14, 16 anni sono in via di sviluppo e diversi da quelli di una persona adulta, anche nelle reazioni all’uso di sostanze.
Come spiega Cristina Giovanardi, Educatrice Professionale e Responsabile Terapeutica delle Comunità Educative per minori di Aise La Casa di Anna e Jonathan 90, il cervello di un dodicenne, ancora in formazione, impiega più tempo a smaltire le sostanze rispetto a quello di un adulto e può subire più danni, anche irreversibili.

Che cosa fare? Aiutare gli adolescenti e i loro genitori.

I genitori devono tenere gli occhi ben aperti e non sottovalutare campanelli d’allarme quali l’abbandono dello studio e della scuola, l’aggressività verbale e fisica crescente.
Questi segnali sono richieste d’aiuto.
Ad aver bisogno di sostegno, però, sono anche i genitori. Il disagio nasce in famiglia, spiega lo psicoterapeuta Alessandro Tichitoli.
Molti adulti non sanno più dire di no, temendo di perdere i loro figli, aggiunge Cristina Giovanardi.

Prima i genitori chiedono aiuto, meglio è. Ne è convinta sia per esperienza familiare sia professionale la Counselor Sistemico Familiare Caroline Denti. 
Anni fa il suo secondogenito era diventato dipendente dalla cannabis, arrivando a fumare fino a 15 spinelli al giorno e a cambiare completamente. La via d’uscita è stata affidare l’intera sua famiglia ad Aise, affrontando il problema sia con una terapia familiare sia con un percorso del ragazzo in una comunità per minori.

Fondamentale è che tutta la famiglia si metta in discussione e che i genitori per primi rispettino a il “patto educativo” stipulato con i figli attraverso Aise, quando chiedono aiuto.
Caroline Denti, che da qualche anno collabora con Montevideo 19 come Counselor Sistemico Familiare, sottolinea che proprio in virtù del suo percorso a lieto fine con il secondogenito chiede ai genitori di prepararsi a cambiare, affinché i figli possano farlo a loro volta.